Orientamento scolastico e professionale: Intervista a Ermelinda De Carlo
Oggi parliamo di orientamento scolastico e professionale insieme a Ermelinda De Carlo, esperta in orientamento narrativo e processi di riconoscimento delle competenze acquisite in contesti formali, non formali e informali. Attualmente lavora presso con la Cattedra di Pedagogia Sperimentale presso l’Università degli Studi di Perugia.
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INDICE DEI CONTENUTI
Orientamento scolastico e professionale: imparare a scegliere
Abbiamo chiesto a Ermelinda De Carlo, ricercatrice in Pedagogia Sperimentale presso l’Università di Perugia, che valore aggiunto ha apportato nel Suo percorso professionale l’essere anche un professionista dell’orientamento.
La domanda “Che cosa vuoi fare da grande? Chi vuoi diventare un giorno?” è una delle domande più complesse che si possa porre. Tuttavia è quella domanda a mio avviso a cui devi rispondere ogni giorno, quando ti svegli al mattino e devi scegliere.
Non possiamo non scegliere, nella vita come nel lavoro. Questo mi ha insegnato l’essere professionista dell’orientamento. Nella scelta di un vestito, di una strada da percorrere, di una risposta da dare, di un sorriso da regalare o meno, noi scegliamo chi vogliamo essere e di chi vogliamo diventare.
Einstein diceva che nella vita per restare in equilibrio devi muoverti.
Io ho imparato sulla mia pelle che per muoverti devi cambiare e per cambiare devi scegliere. Non puoi scegliere in modo consapevole, autonomo e responsabile se non sai orientarti e riorientarti. Il rischio di perdersi è alto.
Imparare a scegliere è un processo complesso perché comporta il problem solving, il pensiero strategico, il pensiero sistemico, la capacità di cogliere i dettagli, la capacità di valutare rischi, limiti e opportunità, il sentire se stessi e l’altro da te, la capacità di leggere i contesti, di decodificare le differenze e di trasformare in risorsa per sé e per gli altri, e tanto altro ancora.
Qual è l’importanza dell’orientamento nell’ambito scolastico e professionale?
La competenza orientativa è una competenza che dovrebbe accompagnare chiunque voglia lavorare nei contesti socio-educativi. In primis nella scuola.
Nelle mie diverse vite sono anche un’insegnante di scuola e credo fortemente che la didattica orientativa debba diventare parte integrante del curricolo scolastico dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria superiore. Un consiglio orientativo sbagliato proposto al termine della scuola di I grado è uno dei potenziali fattori predittivi dell’insuccesso scolastico e poi dell’abbandono.
Spesso i docenti non hanno strumenti per accompagnare gli studenti in questo percorso, in cui non è assolutamente sufficiente proporre una o più giornate informative organizzate dalle scuole secondarie superiori. I nostri ragazzi non stanno scegliendo un prodotto, ma il loro futuro. Hanno il diritto di avere di più, di esplorare le loro competenze, i loro talenti, le loro passioni che vanno oltre un voto o una disciplina.
Nella mia esperienza di orientatore mi capita frequentemente di accogliere racconti di adulti che confessano di aver frequentato la scuola sbagliata per loro. Alcuni hanno nel tempo il coraggio e la possibilità di “fregare il destino” dico io, rubando l’espressione a Tim Guénard, e di essere felici in una vita alternativa, altri restano ingabbiati in una vita “non scelta”, almeno non in modo consapevole.
L’orientamento scolastico e l’importanza della ricerca
Con l’Istituto Tecnico Grazia Deledda di Lecce, e di questo ringrazio il dirigente Raffaele Capone per la lungimiranza, lo scorso anno abbiamo sperimentato la realizzazione di un percorso di orientamento narrativo digitale per i ragazzi in uscita dalla scuola secondaria di I grado da titolo “Cantieri di orientamento narrativo digitale”.
I ragazzi hanno esplorato le loro competenze acquisite in contesti formali, non formali e informali attraverso un percorso narrativo digitale costruito ad hoc a partire da Harry Potter.
I feedback sono stati davvero positivi, ma a me, da ricercatrice sperimentale, non è bastato. Ho avuto la possibilità di contattare una buona parte dei ragazzi a distanza di un anno dalla loro scelta e di intervistarli.
Non entro nei dettagli in questa sede, ma la sentimental analysis condotta dimostra che tutti ritengono di aver fatto la scelta migliore per se stessi; i livelli raggiunti in ambito scolastico ottenuto e gli indici di disagio sociale confermano il successo dell’introduzione di percorsi didattici di orientamento nelle scuole.
La letteratura di settore tra l’altro ci conferma che si può fare orientamento a partire dai più piccoli, valorizzando il potere delle storie.
L’analisi lessicale come strumento di ricerca
Stessa cosa vale per il PCTO del triennio, “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento” previsti dalla legge 107/2015, poi modificati in peso orario dalla Legge di Bilancio 2019.
Senza un expertise del docente e del tutor aziendale in materia di orientamento come si può accompagnare e valutare i ragazzi in questo percorso? Anche qui l’anno scorso sempre con l’Istituto Tecnico Deledda abbiamo realizzato un Laboratorio di orientamento narrativo con tutte le quinte classi. I ragazzi dopo un percorso di esplorazione delle competenze hanno realizzato oltre 200 digital curricula story in cui si raccontano tra competenze acquisite, sogni, passioni.
Nel faticoso percorso partecipato di ricostruzione del proprio sé personale, formativo e professionale gli studenti si sono conosciuti meglio e hanno potuto scegliere il meglio per loro.
In questo caso, in termini di efficacia, da ricercatore ho potuto non solo analizzare le loro narrazioni biografiche prima e dopo del percorso rilevando che ex post aumentava in termini percentuali l’utilizzo di verbi appartenenti all’area semantica dell’attivazione; inoltre l’analisi lessicale dimostrava anche una capacità maggiore raccontare nello specifico ciò che sapevano fare.
Sul piano quantitativo è stato somministrato prima e dopo il questionario AVO dell’Isfol. La comparazione tra prima e dopo dimostrava due tendenze contrapposte. Una riduzione degli atteggiamenti di evitamento ed un incremento dell’indice di occupabilità in tutti gli studenti che avevano intrapreso il percorso orientativo. Al contrario, si registrava una stabilità e talvolta un decremento negli studenti che ne erano rimasti fuori.
Come diventare un orientatore professionista
Che cosa ne pensa di una formazione specifica sull’orientamento?
Oggi più che mai l’orientamento è importante. Il periodo pandemico ha portato con sé una serie di fragilità identitarie e relazionali. Credo che una delle competenze che un professionista che operare nelle relazioni sia quella orientativa.
Accompagnare uomini e donne a ri-pensarsi, ri-progettarsi, re-inventarsi in un mondo sempre più liquido e interconnesso è necessario. Prima il lavoro era semplicemente un viaggio fatto da un punto di partenza e da un punto di arrivo e dove una grande valigia era sufficiente per uno spostamento di sola andata.
Oggi il lavoro è un labirinto fatto di entrate e uscite continue, dove ci sono tanti punti di partenza e tanti ritorni e dove una valigia grande è semplicemente limitante e ingombrante. Meglio dunque uno zainetto per viaggiare. Ma ricordiamoci che lo zainetto ci costringe a scegliere tra il necessario e il superfluo.
E il necessario e il superfluo è differente per ciascuno di noi. Conoscersi, esplorare le proprie competenze è il primo passo per diventare “occupabili” o comunque per intraprende un percorso verso un’occupabilità sostenibile che ci garantisca benessere.
Purtroppo in Italia ci sono poche possibilità di formarsi in modo specifico e qualificato. Per quanto riguarda la Puglia, Kairos Italia ha dimostrato nel tempo una forte sensibilità al tema, erogando sia percorsi di formazione continua nell’ambito dell’Orientamento e sia un servizio di Orientamento, Coaching e Consulenza.
Chi è Ermelinda De Carlo
Chi è Ermelinda De Carlo?
Oggi chiedere chi sei ad una persona è una domanda alquanto rischiosa. In questa domanda c’è tutto il percorso di orientamento di ciascuno di noi. Attualmente sono una ricercatrice in Pedagogia Sperimentale presso l’Università di Perugia. Ho lavorato in diversi contesti educativi (scuole, aziende, associazioni, enti di formazione, centri di ricerca…).
Il filo rosso della mia formazione si può dire però che sono state le storie. Ho iniziato analizzando le narrazioni biografiche degli studenti adulti lavoratori iscritti all’Università del Salento. Nell’analisi narratologica ho imparato a ricercare nelle parole e tra le righe le competenze “invisibili” da loro mobilitate nel corso della vita.
Gli studi all’interno di progetti di ricerca nazionali e internazionali sulla certificazione e validazione delle competenze all’interno dell’università hanno fatto il resto. Così ho unito i processi esplicitativi, argomentativi e narrativi acquisiti nei modelli tedeschi, francesi, spagnoli e inglesi con l’orientamento. Un momento importante è stato l’incontro con il prof. Federico Batini e con il suo interessante lavoro sull’orientamento narrativo che ha precorso i tempi.
L’orientatore, una figura in continuo aggiornamento
Nel tempo ho avuto modo di approfondire, scrivere, sperimentare all’interno di diversi contesti vari percorsi di orientamento destinati a giovani inoccupati, dipendenti a tempo indeterminato, imprenditori. Migranti e rifugiati politici, donne. Volontari del servizio civile, studenti universitari, docenti di scuola, detenuti, operatori di enti di formazione professionale, ecc… nelle diverse regioni d’Italia e all’interno di progetti europei.
Nel 2012 ho vinto per la Regione Puglia il bando “Giovani Idee” in cui ho potuto implementare in modo strutturato un dispositivo orientativo multimediale, “il Digital curricula story”, che fonde insieme un rigoroso percorso di esplorazione delle dimensioni delle competenze, con la scrittura autobiografica-progettuale e la multimedialità.
Nel corso degli anni mi sono confrontata all’interno dei tavoli tecnici dell’Isfol, con le Scuole, con realtà internazionali, con gruppi di ricerca accademici.
Lavorare nel settore dell’orientamento comporta un aggiornamento e una sperimentazione continua. Il mercato del lavoro cambia alla velocità della luce e le competenze richieste molteplici. Si tratta di imparare a conoscersi, a cogliere le nostre potenzialità in un’ottica di trasversalità, trasferenza e trasferibilità. Così ancora oggi continuo a formarmi in giro per il mondo e a sperimentare.
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